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AMETRIA

Atene, GR, 2015

AMETRIA è il privilegio della smisuratezza, il rifiuto di una visione globale, l'errore che si rivela corretto.

Il progetto Ametria trova origine nel tentativo di perdersi, di ingannare il visitatore, di come costruire uno spazio che possa esso stesso essere smisurato, smisurato inteso non come attributo fisico, ma come un radicale modo d'essere.  In questo, Ametria è una mostra che rompe le regole canoniche dell'allestimento museale. Il visitatore deve essere messo in condizione di sbagliare, non importa quante o quali opere riuscirà a vedere. Non esiste un percorso o una sequenza predeterminata di stanze, ne una sequenza di opere, o almeno non una chiara ed univoca.

Il progetto dell'allestimento, raffinato durante la fase di installazione, si è concentrato sul processo più che sul risultato. il tema centrale dell'intera mostra ha a che fare con la scelta, con l'errore che si commette nel farla, ripercorrendo per 3 volte il percorso "sbagliato" e mancando quello corretto. Il design di Ametria rifiuta l'ordine, ma è fatto da una serie di elementi discreti, ordinati e misurati. Ametria rompe le regole dell'ergonomia ma non per mettere a disagio il visitatore.  L'intero progetto è stato progettato per forzare il visitatore a percorre la mostra non come "qualsiasi altra mostra" ma ad approcciarla più come un viaggio, mentale e fisico.

La rottura delle regole è chiara fin dal primo istante, dopo l'ingresso in una stanza avvolto da una leggera luminosità di fondo da cui intuiscono 4 ingressi separati. Prima ancora di poter vedere la prima opera esposta, il visitatore comincia a fare scelta, giuste o sbagliate non importa, perchè non c'è un giusto e uno sbagliato ma solo dei passaggi molto stretti attraverso cui addentrarsi.

Ametria raccoglie le opere di due collezioni, quella di arte greca del Museo Benaki e quella di arte contemporanea della Deste Foundation. La relazione tra le due collezioni, chiara e netta all'inizio della mostra si fa via via più estrema e confusa nel viaggio verso l'uscita del labirinto. La densità del numero di opere, maggiore all'inizio del percorso si rarefà sempre più addentrandosi lungo il percorso espositivo, per lasciar spazio a una più sofisticata esplorazione cerebrale.

La varietà e complessità delle tecniche artistiche in mostra hanno portato allo sviluppo di un sistema espositivo che potesse consentire una elevato grado di libertà durante la fase di installazione, le tradizionali bacheche espositive si sono evolute, da semplici pannelli, trasformandosi in oggetti pesanti, volumi, architetture.

Il modulo base è costituito da un parallelepipedo, profondo 1 metro, alto 3,6 e lungo fino ad 8 metri. L'allestimento diventa esso stesso opera, come un organismo vivente fatti di parti che ricreano un tutto.

Il dialogo tra opere d'arte e spazio diventa la base di Ametria. I moduli espositivi mostrano o nascondono le opere. A volte le separano, altre le raggruppano, lasciando che le opere dialoghino tra di loro in modo inusuale ed imprevisto.

Le opere d'arte diventano strumenti d'allestimento: vengono isolate, maltrattate, usate per super-imporre diversi significati a quanto gli sta vicino. Ogni opera d'arte è valorizzata e mai privata della propria identità. Ogni opera può essere vista come una parte di un tutto e al contempo apprezzata nella sua identità.

Il labirinto diventa un sistema di selezione naturale, disorientando il visitatore mentre lo accompagna attraverso il viaggio. Ogni spettatore può così visitare la propria mostra, saltando intere sezioni o rivedendo due volte la stessa. E ogni volta, a seconda dalla direzione di arrivo, la stessa opera viene vista da prospettive differenti e in relazione ad altre e diverse opere d'arte, come in una composizione musicale, dove non è una nota a creare una sensazione ma l'intervallo tra note che crea un'armonia, una sensazione di ansia, felicità, tristezza o tranquillità. la presenza di un numero variabile di persone e quindi di un indice di affollamento variabile è un altro fattore chiave della mostra. Come in un vero labirinto, la sensazione di essere perso o condotto da altri riveste un ruolo centrale dell'esperienza.

Anche il progetto illuminotecnico si allontana dagli standard museali e diventa parte integrante dell'esibizione. Due set di luci dominano la mostra. Una serie di sorgenti led lineari ad alta intensità è posto a 10 cm da terra, lungo il basamento di ogni modulo espositivo. Queste luci ricreano l'illusione di sospensione, per cui i granitici moduli espositivi galleggiano su un cuscino di luce.

Un secondo layer di luci di bassa intensità puntano invece sulle opere d'arte. Come un apparente errore senza giustificazione, le luci intense spostano l'attensione verso il nulla, lasciano un flebile fascio sulle opere d'arte. Questa scelta illuminotecnica obbliga ad una visione iper-ravvicinata delle opere d'arte, che vengono così viste e interpretate da prospettive inattese.

Ametria non è stata ideata o sviluppata per ridefinire la teoria dell'allestimento museale. Nondimeno, può essere vista come un forte scarto dalla tradizione progettuale; o come un'opera d'arte essa stessa.

 

curatela:
nicoletta de rosa, polina kosmadaki, alessandro pasini, tomaso piantini, yorgos tzirtzilakis

project team:
alessandro pasini, marta scarcia, tomaso piantini 
con architects srl

attività svolte:
progetto dell'allestimento, progetto illuminotecnico, direzione lavori, curatela